Friday, March 15, 2013

March 15th, 2013

... un anno esatto dal giorno in cui, con il fiato sospeso e il batticuore, attendevo l'esito del match...

Un anno stra-ricco di emozioni, di storie che si sono intrecciate con la mia, di difficolta' e di soddisfazioni che instancabilmente si sono date il cambio notte e giorno, di tante prime volte che ancora non posso credere quanto ho imparato in cosi' poco tempo.

Un  anno emotivamente importante, in cui ho toccato con mano la vita e la morte. Non sapevo nemmeno cosa fosse la morte. Poi un giorno mi ha portato via, senza preavviso, un paziente. E ho sofferto tanto.

Un anno in cui sono cresciuta, credo di avere acquisito una consapevolezza della vita che non e' mai abbastanza ma e' molto piu' grande, piu' cruda e piu' concreta di quella che avevo il primo giorno che mi sono infilata il camice.

Un anno indimenticabile per tutti i momenti d'oro che i miei pazienti mi hanno saputo regalare. Loro che sono la ricchezza piu' grande, il motivo di gioia piu' inesauribile che io possa trovare nel mio lavoro, la fonte di energia che mi permette di funzionare anche alla fine di una giornata altrimenti troppo lunga. Loro che imprimono ricordi memorabili nel cuore e che ogni giorno dimostrano la grandezza dello spirito umano con le loro storie, la loro fiducia, i loro successi e i loro drammi, e anche con quelle loro domande a cui non so rispondere a parole ma che mi limito a consolare in un abbraccio stretto, caldo e sincero. I miei pazienti che diventano ogni giorno parte di me. Mi sono sempre chiesta come i medici di base potessero ricordarsi la storia di ogni paziente. Ora ho la risposta. E' come nell'amicizia. Non si e' mai sentito che uno abbia troppi amici per ricordarsi la storia di tutti. E' un po' la stessa cosa. E, a pensarci bene, forse, le conversazioni piu' profonde e significative che ho avuto finora sono state con i miei pazienti piu' che con i miei colleghi. 

E poi c'e' una cosa che non smette mai "to make my day". Quando al mattino faccio il mio giro, chiedo a un paziente come sta e lui mi risponde "Fine, thanks. And you, doc?". E con quel "And you, doc?" inizio sempre il giorno con una marcia in piu'!

Wednesday, March 13, 2013

Cold feet

Lavoro 80 ore alla settimana.

Quando lavoro a tempo pieno, tutto e' perfetto e sono felice.

Poi ci sono i mesi piu' leggeri come questo, durante i quali, quando mi sfilo il camice, mi sfilo anche la gioia che ho dentro e constato quanto fragile e ancora da costruire sia la mia vita a NY. 

Quanto mi manchino gli affetti di cui ho fatto tesoro nel corso degli anni.

Le email in arrivo mi fanno sentire che le parole senza un volto, senza un tocco, non colmano ma alimentano una mancanza.

Mi cade involontariamente l'occhio sul prezzo che devo pagare per la realizzazione dei miei sogni.

E la forza che ho costruito dentro di me negli anni si sgretola. 

Rimango sola con l'incertezza che questa scelta (non) sia fattibile nella lunga scadenza. 

Con il pensiero che diviene sempre piu' consapevolezza che forse la famiglia e l'amicizia sono molto piu' grandi e necessari di qualsiasi altro sogno.