Thursday, March 31, 2011

Boston

E cosi' siamo tornati a Boston! E ce la siamo proprio goduta!

Appena arrivati abbiamo riabbracciato papa' e sorellina di Matt e insieme siamo andati in centro. Giovedi' l'abbiamo trascorso passeggiando sotto una neve leggerissima che scendeva incorniciata dai mattoncini rossi delle case. E alternando questo bel quadretto a puntatine altrettanto piacevoli all'interno di coffee shops dove riscaldarci e ripararci dal vento che ci ha colto un po' impreparati. E' stato bello passeggiare tra i ricordi, sentire un affetto particolare per questa citta', con lo sguardo cercare e riconoscere vecchi punti di riferimento e constatare che i miei angolini preferiti erano ancora tutti li! Soprattutto, a Boston ritrovo sempre una citta' accogliente, esteticamente piacevole da girare e che riscalda il cuore con quell'atmosfera intima e raccolta!

Una piccola rivelazione e' stata il North End, il quartiere italiano, che questa volta mi e' sembrato pulito, curato e meno turistico di quanto lo ricordassi. E che ha guadagnato punti grazie ad una cenetta in questo ristorantino: posto tanto decantato da Matt in passato e che ha lasciato anche la sottoscritta molto soddisfatta. Highly recommended!

Venerdi' 25 marzo abbiamo festeggiato il compleanno della nonna che, in gringola per l'occasione, ha soffiato ben novantadue candeline, circondata da figli, nuore e nipoti... e la storia di quasi un secolo dentro di se'.

Infine abbiamo rivisto l'amica Monica con il marito e il loro frugoletto. Monica ed io abbiamo convissuto un anno a Bologna insieme ad Aaron, un ragazzo californiano che in quell'anno ci ha fatto conoscere l'America e i nostri futuri mariti :)! Ecco insieme a Monica e Michael ad attenderci c'era proprio Aaron, arrivato a sorpresa da NYC per una breve ma bella rimpatriata! E a lato un momento a cena in cui mi coccolo il bimbo di Monica, sogno il giorno in cui Matt ed io avremo il nostro e soprattutto... rimango affascinata di fronte alla tenerezza e dolcezza che vedo negli occhi di mio suocero di fronte al piccolo :)!

Monday, March 28, 2011

Good luck!

Oggi il mio brother-in-law e la sua fidanzata spacchetteranno la loro vita in Georgia e incominceranno una nuova avventura nel South degli USA.
Buona fortuna e... Atlanta, treat them well!


Today my brother-in-law and his fiancée will unwrap their lives in Georgia: a new adventure is waiting for them in the South of the US.
Good luck and I hope Atlanta treats you well!

Wednesday, March 23, 2011

Riassuntino veloce

Questi ultimi giorni sono stati belli e intensi. Avrei voluto scrivere delle mie informational interviews e delle persone che ho rivisto o conosciuto. Ma il tempo mi e' scappato via. Scrivero' al ritorno. Stasera Matt ed io saremo su un red-eye to Boston per una visita super veloce. E non vedo l'ora di riabbracciare la citta' americana che mi ha accolta nel mio sbarco in America :)! A tutti una splendida settimana e io mi metto all'opera a smaltire la to-do-list... poco fa, mentre caricavo lavatrici, pensavo che dovrei scrivere un'ode alla bleach... che mi risolve sempre un sacco di problemi ;)!
Have a lovely week!!!!!!

E io non vedo l'ora di leggere... 
 
...che un post senza foto non lo so scrivere :)!

Thursday, March 17, 2011

Merita un post:


a Seattle e' arrivata la primavera :)!


Yumiko and Hiroshi

Prima di andare a dormire vorrei raccontarvi brevemente un piccolo episodio che mi ha colpita molto.

Oggi ero all'istituto di ricerca dove ho lavorato e sono passata a salutare due giapponesi. Ho chiesto come stessero le loro famiglie. Entrambi mi hanno risposto che le loro famiglie sono distanti dall'epicentro del terremoto. E che stanno bene. Ma che si sono scambiati solo qualche email senza sentirsi sul telefono.

Perché la priorità nell'utilizzo delle linee telefoniche disponibili va alle persone colpite dal terremoto.

Li ho ammirati moltissimo. E quell'ammirazione mi e' rimasta dentro tutto il giorno.

Un buon inizio

Dopo il suo soggiorno in Italia, conquistato dalla cucina e i sapori del Belpaese e dal piacere di stare a tavola, Matthew ha comperato questo libro.

Tra i pregi: le descrizioni del procedimento, dettagliate e chiare, e la breve introduzione sulle caratteristiche dell'ingrediente in questione che precede la relativa successione di ricette.

Dato il successo che ha riscosso con Matt, per me e' diventato "un buon inizio" che ho regalato a diversi americani appassionati di cucina per avvicinarli a quella italiana.



Questa e' una delle mie ricette preferite, tratte da questo libro.


ZUCCHINI GRATIN WITH TOMATO & MARJORAM
Ingredients:

1 ½ pounds fresh zucchini
¼ cup extra virgin olive oil
½ teaspoon chopped garlic
½ cup chopped onion
1 cup canned imported Italian plum tomatoes, cut up, with their juice
majoram, ½ teaspoon if fresh, 1/8 teaspoon if dried
1 tablespoon chopped parsley
salt
black pepper, ground fresh from the mill
an oven-to-table baking dish
3 tablespoons freshly grated parmigiano-reggiano cheese


Soak and clean the zucchini, trimming away both ends, and slice them into very thin disks.
Preheat oven to 400’
Put half the oil and all the garlic in a sauté pan, turn the heat on to medium high, and cook the garlic, stirring, until it begins to be barely colored. Put in the zucchini rounds. Turn them over completely once or twice to coat well, and cook until they are limp, stirring occasionally. Take off heat.
Put the onions and remaining oil in a small saucepan, and turn on the heat to medium. Cook and stir the onion until it becomes translucent, then put in the tomatoes with their juice and the marjoram. Turn the tomatoes over completely once or twice to coat well, and cook at a steady, but gentle simmer until the oil floats free of the tomatoes, about 20 minutes. Take off heat, and swirl in the parsley, salt, and several grindings of pepper.
Smear the bottom of the backing dish with a little of the oil in the saucepan. Spread half the zucchini in a level layer on the bottom of the dish, cover with half the tomatoes sauce from the saucepan, and sprinkle over it 1 tablespoon grated Parmesan. Make another layer with the remaining zucchini, topping it with the rest of the sauce and the last 2 tablespoons of Parmesan.
Place the dish on the uppermost rack of the preheated oven, and bake for 15 minutes or more, until the cheese melts, and the top become colored rather brown.
After taking the dish out of the oven, allow it to settle for about 10 minutes before bringing it to the table.
Buon appetito!



Infine, non c'entra nulla ma se qualcuno di voi accredita le miglia dei voli su delta, a noi e' tornata utile questa promozione.

http://dmn.delta.com/offers/getmore/

Tuesday, March 15, 2011

Stuff

Ieri a Seattle e' arrivata la primavera (e per una volta anch'io ho pensato che in questa citta' fosse caldo)! Oggi diluvia. Ma non c'e' piu' la neve nelle previsioni!

Qui una ricetta approvata a pieni voti dal palato di entrambi!

Questa invece la prima ricetta americana che ho imparato a fare (prima ancora di appallottolare il mio primo hamburger!): il cornbread. Che per me significa fonte di sostentamento in campeggi, gite in montagna e scali in aeroporti. Questo nostro compagno di viaggi si fa cosi':

In una coppa:
1 cup cornmeal
1 cup all-purpose flour
3 1/2 tsp baking powder
1/3 cup sugar (la ricetta originale credo avesse 1/2 cup di zucchero se non di piu' ma noi lo facciamo cosi') 

In un'altra coppa:
2 eggs
1/2 cup canola oil
1 cup milk

Mescolate e poi unite "farine-lievito-zucchero" ai "liquidi".
Versate in una pirofila di vetro.
Infornate a 375 F per 35-40 minuti.

Nelle mie varianti, a volte aggiungo cacao in polvere oppure cioccolato a scaglie. C'e' chi aggiunge un pugnetto di uvetta sultanina. Ma con la cioccolata non si scherza: rimane sempre impareggiabile.


News del giorno! Negli ultimi giorni lo scrutavo speranzosa e oggi e' palese che non mi stavo illudendo: l'ultimo bocciolo della mia orchidea si e' schiuso! Peccato che invece quella a cui tenevo di piu' (pensiero di Matt per step1) abbia perso l'ultimo fiore...speravo durasse fino a step2. Se qualcuno con un pollice verde migliore del mio (e non ci vuole molto) sa come si mantiene un'orchidea perche' rifiorisca e vuole condividerlo, ecco, questo consiglio sarebbe apprezzatissimo! Su internet non mi raccapezzo.

Ora torno al mio passatempo serale... Ho creato una tabella dove riassumere le info dei vari residency programs. E' cosi' organizzata e ordinata  che ho sorpreso me stessa. A forza di stare tra ingegneri e scienziati sto diventando nerd anch'io...

Buon serata mentre fuori ... e' buio da pochissimo!!!!!!!

Saturday, March 12, 2011

Tramonti oltreoceano


Sono da poco arrivata a casa con il piumino inzuppato d'acqua per un acquazzone. Il tempo di togliere la giacca e bere un bicchier d'acqua, ritorno in soggiorno e lo trovo inondato dalla luce del sole. Un sole luminosissimo che trapassa dei nuvoloni grigi, densi e bui. E' il sole di Seattle. Che durante il giorno, standosene alto, e' coperto dalle nuvole. Ma quando scende per tramontare, qualsiasi sia la stagione, trova sempre (o quasi) il modo di squarciare le nuvole e creare degli spettacoli mozzafiato. In questi anni Matt ed io abbiamo concluso che a Seattle ci sono due tipi di tramonto. I tramonti da noi ribattezzati "californiani" (come quello a Kalaloch), ossia quelli limpidi, dai colori pastello e il cielo terso. E i "tramonti di Seattle veri e propri", che si verificano in presenza delle nuvole e si mostrano in colori sgargianti, quasi drammatici, come fossero spennellate di evidenziatore. Oggi era un tramonto simile a questo. Anche se le nuvole erano molto piu' dense e cupe.



Parlando di tramonti, questo arriva sempre da oltreoceano ma dall'altro emisfero. Scattato ad Arraial do Cabo (a est di Rio de Janeiro), c'entra poco ma mi sembrava un peccato ometterlo.

Buon sabato sera e una splendida domenica!

Friday, March 11, 2011

Grazie

Decido di andare a correre per scacciare un giorno-no.
Siccome evidentemente e' proprio un giorno-no, schiatto dopo soli 30 minuti.
Sul cellulare trovo una chiamata persa.
Ti richiamo e intanto passeggio per il parco. Poi mi avvio verso casa e dopo averti salutata penso che...

...abbiamo condiviso un appartamento, le confidenze piu' intime, le tappe piu' importanti, gli anni dell'universita' e tra quelli anche l'anno che ha cambiato le nostre vite.
Abbiamo visto le nostre strade portarci in citta' diverse.
Ma ogni volta che parliamo, sento che nulla e' cambiato e mai cambiera'.
E che, sara' stato un caso, ma la tua telefonata proprio in questo giorno-no, la tua voce, il parlare insieme a te, ancora una volta, mi hanno fatto tanto bene e mi hanno rimessa in piedi!
Proprio come ai vecchi tempi!

:D



September 11, 2010


Happy half-anniversary!

Thursday, March 10, 2011

USMLE Step 1

Visto che tra alti e bassi quello che ho fatto in questi giorni e' stato studiare per il boards, ecco qui il post sullo USMLE Step 1, la prima parte dell'esame di stato americano di medicina e chirurgia. Al famoso studente di medicina che sta pensando di iscriversi alla specialita' oltreoceano. E che ho alquanto trascurato.

USMLE  Step1 copre la parte pre-clinica del corso di laurea di medicina e chirurgia: anatomia, fisiologia, patologia, medicina genetica, biochimica, immunologia, microbiologia, statistica, "behavioral science". E' un esame al computer, a tempo, a risposta multipla. E' costituito da sette sessioni di un'ora ciascuna. A queste sette sessioni se ne aggiunge un'ottava per una durata complessiva dell'esame di otto ore (sembrano tante ma dato il livello di concentrazione volano!). L'ora extra viene gestita "a piacimento" per eventualmente seguire il tutorial all'inizo dell'esame o concedersi delle pause tra una sessione e l'altra (rimanendo al computer oppure lasciando la stanza). Durante quelle sette ore vengono testate le aree sopracitate ma ogni disciplina ha un peso diverso nell'ambito dell'esame. Alcune domande coprono più' aree. Potrei andare avanti per ore a parlare dello step1 ma tanto vale che leggiate le informazioni sui siti ufficiali (usmle, ecfmg). Io vorrei solo affrontare tre punti:

Tempi
Qualcuno e' arrivato su Pookelina cercando "usmle: quanto tempo si impiega".
A mio avviso, studiando a tempo pieno, sei mesi per step 1 e sei mesi per step 2 (o almeno e' quello che sto cercando di fare io). Se una persona lavora, la durata della preparazione lievita. Ovviamente c'e' un margine di variabilita' individuale sulla base delle conoscenze gia' acquisite, il livello di inglese, la capacita' di affrontare un test, il tempo trascorso dalla laurea. E, la variabile a mio avviso piu' importante, l'obiettivo finale: passare l'esame - essere nella media - eccellere. In base all'obiettivo cambiano anche i tempi richiesti per la preparazione. A riguardo, per me e' stato utile leggiucchiare questo blog http://blogs.askdoc-usmle.com/. Comunque, qualsiasi sia l'obiettivo, essendo un esame a tempo, bisogna essere un po' svelti e avere una buona padronanza delle materie. Quando l'ho fatto io, mi pare fossero 46 domande in 60 minuti per sessione.


Materiale
Conoscere il proprio obiettivo e' fondamentale anche per decidere quando sostenere l'esame. Oltre ai libri di testo (v. sotto) ci sono dei siti (secondo me preziosissimi) che offrono delle simulazioni usando lo stesso software che verra' usato il giorno dell'esame. Questi test sono costruiti con domande di esami presentati in passato e con un livello di difficolta' simile a quello del test effettivo. Al termine della simulazione viene immediatamente generato uno score e un grafico che attraverso degli istogrammi mostra la performance in ogni area, per quel giorno e per i test di prova precedenti.

I siti che io ho utilizzato per prepararmi sono i seguenti:
Molto preciso nel valutare il livello di preparazione. Purtroppo riporta l'esito come voto globale e performance nelle singole aree ma senza specificare le risposte sbagliate e senza fornire spiegazioni.
E' utile come strumento di studio: ogni risposta e' accompagnata da spiegazioni dettagliate, aggiornate, chiare e complete sul perche' una risposta e' corretta e tutte le altre, una per una, sono sbagliate.
  • E poi so che anche il kapaln ha una qbank qui ma io non ho fatto quei quiz.

Testi:
Secondo me e' fondamentale avere un testo in inglese.
Gli americani tendono ad usare il First Aid for the USMLE Step1.
Per gli stranieri la scelta dei libri dipende dal tempo trascorso dalla laurea e da quello che si e' fatto nell'arco di tempo intermedio. Quello che ho usato io a distanza di due anni abbondanti dalla laurea:
  • USMLE Step1 Lecture Notes del Kaplan
Piu', secondo me fondamentali,
  • Anatomy: High-Yield Gross Anatomy (author: Ronald Dudek)
  • Neuroanatomy: High-Yield Neuroanatomy (author: James Fix)
  • Pathology: Rapid Review Pathology (author: Edward Goljan)
Eventualmente ma piu' da consultare che come testo di studio
  • Biochemistry: Lippincott's Illustrated Reviews: Biochemistry  (fatto molto bene ma va ben oltre quello che e' richiesto dal boards)
  • Microbiology: Clinical Microbiology Made Ridicolously Simple
  • Pharmacology: Lippincott's Illustrated Reviews: Pharmacology (fatto molto bene ma va ben oltre quello che e' richiesto dal boards)

Data dell'esame
Infine: come interpretiamo il punteggio dei test dell'nbme ossia come sappiamo se siamo pronti per raggiungere l'obiettivo che ci eravamo prefissi?
Io avevo trovato questo thread con questa tabella su http://www.prep4usmle.com
per me e' stato utilissimo per estrapolare dallo score il mio livello di preparazione


 


















E con tutte queste informazioni... eccellete please :)! Good luck!

Una storia... di foto

Da qualche anno, piu' o meno da quando la cartella pictures del mio computer e' diventata ingestibile, ho deciso di fare una selezione di tutte le foto che avevo e per ogni occasione stampare le piu' belle. Da allora la cartella pictures e' diventata ancora piu' caotica. Ma almeno sono riuscita nel mio intento: in una successione di foto e' raccolta la mia storia in America. E mi piace immaginare un giorno nel futuro in cui con i miei bimbi o nipotini sulle ginocchia sfoglieremo questi album insieme.  E diro'..."These are grandma and grandpa when they were young"... :)!




Ora, il lato pratico del post. Magari siete tutti piu' agili di me ma io ho impiegato un pochino a trovare questi album. La spirale non mi garbava molto. Pero' la carta vincente e' stata la piccola didascalia a lato di ogni bustina portafoto per annotazioni varie. Per gli interessati, sono della Pioneer. Bi-Directional Spiral Bound Photo Album. E ora vado ad inserire le foto stampate che mi sono arrivate oggi!

Sunday, March 6, 2011

Che bel giorno!

Oggi e' stato proprio un bel giorno!
  • Mi sono svegliata presto quando ancora tutto taceva.
  • Ho fatto una bella chiacchierata su skype con la mia mamma.
  • Sono uscita per una corsetta e fuori metteva davvero di buon umore! Si stava proprio bene e man mano che spiragli di sole facevano capolino, le strade si popolavano e a fine mattinata il parco pullulava di volti sorridenti a passeggio! 
  • In lontananza sulla Puget Sound tanti piccoli triangolini bianchi si sfidavano in qualche regata.
  • Dopo pranzo con il consorte ho creato il documento dal titolo "Mom and Dad in the USA"! A quanto pare i miei fanno sul serio e questa volta vengono davvero! Io proprio non vedo l'ora di portarmeli in giro e mostrare loro la nostra vita qui! E cosi', anche se dobbiamo aspettare l'estate per la loro visita, abbiamo comunque iniziato a stilare un programmino di attività/posti da visitare etc.
  • Poi puntatina alla nostra libreria preferita: la storica Eliott Bay Book Co.
    Per tanti anni e' rimasta affacciata su Pioneer Square, il cuore della primissima Seattle e una delle aree architettonicamente piu' curate e belle della citta'. Nel tempo pero' tutto il quartiere e' stato un po' lasciato andare e recentemente la libreria si e' trasferita su Capitol Hill, una collina molto vivace e un po' alternativa, riscuotendo gran successo e riacquistando il fascino temporaneamente sbiadito nella precedente posizione. Anche se effettivamente il click su Amazon e' rapido ed efficiente, mi piace l'atmosfera che si respira tra gli scaffali di questa libreria indipendente e ogni volta che varco quella porta, poi esco proprio contenta! 
  • Sulla via del ritorno ho scoperto l'esistenza del bike polo.
  • Infine, tornati a casa, la chicca del giorno: mi sono iscritta ad entrambe le parti dello step 2. And it feels really good!!!!!!! L'ho fatto insieme a Matt, stesse postazioni e stesso computer di quando avevamo cliccato sull'invio dell'application per step 1. Ma questa volta con molta, ma molta più' familiarità con il processo, quasi rilassati e pure un po' emozionati perché, anche se dobbiamo ancora voltare qualche pagina di calendario, finalmente... si intravede il traguardo!!!

E sull'onda dell'entusiasmo per questa bella giornata, semplicissima ma proprio bella, l'augurio di una splendida domenica a tutti!!!


Ieri poi mi sono interrotta e mi e' rimasto il post in sospeso. Quindi l'augurio e' per uno splendido lunedi' e una bellissima settimana!


Questi degli scorci su Pioneer Square

E un ingresso a Pioneer Square su cui si affaccia il rinomato cafe Caffe' Umbria

Thursday, March 3, 2011

In trasferta

qui

Ciao Michela, grazie per la disponibilità. Da quanto tempo e come mai hai lasciato l’Italia?
Grazie a te che raccogli le nostre storie e curi questo bel blog!
Ho lasciato l’Italia tante volte. Da sola, dico. La prima volta ero alle scuole medie e andai vicino a Hannover per un corso di lingua estivo suggeritomi dai miei genitori. Partii tra lacrime e singhiozzi. Tornai felice ed entusiasta. Da allora andare all’estero divento’ un appuntamento con le vacanze estive e qualcosa da ricercare sempre. Ad orientarmi verso l’oltreoceano fu un anno all’università in cui condivisi l’appartamento, tanto tempo e tante chiacchiere con un ragazzo di San Francisco. Al termine di quella convivenza quell’America che in passato mi aveva tanto incusso timore per il mezzo giro che il mappamondo doveva fare per mostrarmela, mi incuriosiva, mi attirava, insomma, cullavo il pensiero di un viaggio nel mio nuovo continente. Qualche mese dopo incontrai per caso un professore che mi propose di scrivere la tesi di laurea con lui ma negli Stati Uniti. E fu lì che decisi di salire sul mio primo aereo per l’America. Rassicurando gli immancabili timori e perplessità che sarebbe stata un’esperienza non soltanto interessante ma anche utile per decidere dove ambientare il mio futuro dopo la laurea. Era il 2004. Destinazione Boston.

Cosa ti ha portato a Seattle?
Ancora una volta galeotto fu il compagno di casa di San Francisco che durante quell’anno di convivenza in Italia mi presento’ un suo amico. Un amico molto speciale.
A Seattle venni pochi giorni dopo essermi laureata perché credevo profondamente nel sentimento che mi legava a quel ragazzo molto speciale. Per lungo tempo quel sentimento era stato sballottato tra le sponde dell’Atlantico attraverso fusi orari e dogane: si meritava la possibilità di essere vissuto sotto lo stesso cielo. Ed eventualmente decollare. Ed e’ decollato e ora quell’amico molto speciale e’ mio marito.
Ma in America venni per ambizione, amore, curiosità. Non saprei in che ordine.

Cosa ti piace  e come si vive in questa città?
Oggettivamente si vive molto bene a Seattle. E’ un po’ grigia ma, ahimé, ci si abitua. E si esulta quando splende il sole. Non posso negare  di aver fatto fatica ad ambientarmi. Non solo per il tempo. Inizialmente Seattle proprio non mi entusiasmava come città. Dopo il primo periodo però, usando la testa e non le sensazioni, ho deciso che, per quanto diverse fossimo, anche Seattle doveva avere qualcosa di bello e unico da offrire. E con questo nuovo atteggiamento non e’ stato poi così difficile riscoprirla ed apprezzarla. In questi anni ho approfittato di quest’angolo di mondo per fare tanta barca a vela, gite in montagna, giri in bicicletta, escursioni nei parchi nazionali, campeggi, tante attività all’aria aperta in un ambiente naturale spettacolare. E quando ora dall’aereo vedo il vulcano Mt. Rainier e Seattle downtown, incorniciata dal blu della Puget Sound e il verde dell’Evergreen State, mi sembra un gioiellino per il quale, finalmente, provo un certo attaccamento.

Di cosa ti occupi?
Quando venni a Seattle per coltivare quel famoso sentimento sbocciato a miglia di distanza, volevo comunque continuare a crescere professionalmente. Così organizzai una internship estiva in un centro di ricerca. Questa intership divenne presto un lavoro e, soprattutto, un’esperienza affascinante in un laboratorio. Una volta raggiunti gli obiettivi che mi ero prefissa, ho ripreso in mano i miei sogni professionali di sempre e ora sono alle prese con l’esame di stato americano di medicina e chirurgia. Faro’ domanda di ammissione alle scuole di specialita’ quest’autunno.

Come è nata l’idea del blog?
Ho seguito diversi blog abbastanza assiduamente per un anno intero. Di perfetti sconosciuti. In quell’anno mi sono accorta che a volte mi affezionavo davvero tanto, che mi trasmettevano tanto e che avevo piacere farlo sapere all’autore. Ogni volta che uscivo dall’anonimato pero’ mi dispiaceva non aver nulla da offrire in cambio. Non poter dire “Se hai piacere, mi trovi qui”. E allora, su incoraggiamento della blogger Marica di vitaasandiego (una persona davvero di cuore), la notte di natale ho dato vita a Pookelina. Per ringraziare tutti i bloggers della compagnia che mi avevano fatto in quell’ultimo anno. E finalmente ricambiarla. Come dice il mio primo post.

Qualcuno ha detto che i giovani in Italia possono giocare solo in serie C o B. Per la serie A si deve andare all’estero. Cosa ne pensi?
Penso che i cosiddetti cervelli (in fuga), soprattutto nel campo della ricerca scientifica e tecnologie, trovino più facilmente la possibilità di inserirsi in serie A all’estero.
Penso anche che nella vita non si giochi solo intellettualmente. Che ci siano altre dimensioni che contribuiscono a definire la serie in cui giochiamo. La personalità, il percorso di vita, le ambizioni, la gerarchia di valori. Credo che ci siano persone che giocano per la serie A in Italia (in questo momento ne ho in mente due di mia conoscenza (e età) ma sono sicura che ce ne siano tante altre). Può essere che forse all’estero avrebbero trovato (ancora) migliori opportunità professionali. Ma allo stesso tempo forse quelle opportunità non avrebbero giovato loro poi così tanto perché non avrebbero rispecchiato i loro bisogni e desideri, perché all’estero queste persone non sarebbero state bene come stanno in Italia, e forse non sarebbero state in grado di giocare in serie A una vita intera.

Ti manca l’Italia?
Mi manca la mia famiglia e mi manca l’Italia che e’ casa, l’Italia che rappresenta le mie origini. Come Paese, mi manca di più quando sono lontana. Quando torno apprezzo ancora tantissime cose. Però, poi, sento che come individuo ci appartengo sempre meno. E sono pronta a ripartire. Recentemente invece ho scoperto che sento tantissimo l’Europa.

Pensi di ritornarci un giorno?
Ora sono qui e sto bene. Se mi dovessi ascoltare adesso, direi che no, non tornerò in Italia.  Però… chissà. A vent’anni di certo non pensavo che avrei sposato un americano e sarei andata a vivere dall’altra parte del mondo. Ecco, forse devo dire che sogno sempre di essere più vicina ai miei fratelli. Sono più piccoli di me. E sono in attesa di vedere dove la vita li porterà. E poi cercherò di avvicinarmi. Anche mio marito e’ molto legato ai suoi fratelli. Che in questo momento sono in California: chissà dove saremo! Ma non e’ importante saperlo ora. L’importante e’ saper riconoscere il treno giusto quando passerà al prossimo bivio. E, come Seattle mi ha insegnato, ogni posto ha qualcosa da offrire, qualcosa da insegnare, un nuovo punto di vista, un nuovo approccio, una nuova opportunità. E ora sono contenta di affidare la mia storia all’America.

Infine, che consigli daresti alle donne che vogliono provare la tua stessa strada?
Di ascoltare se stesse e accettarsi. Di ascoltare i propri sogni e crederci. Di avere tanta fiducia in quei sogni: ci vuole coraggio a fare la valigia ma ce ne vuole molto di più a guardarsi dentro, a seguire cio’ che sentiamo, a (ri-)mettersi in gioco e, una volta giunti a destinazione, a ricordarsi perché siamo partite, essere sempre positive e continuare a stare in pista! E si può fare!
Ah, e durante l’università’ di scegliersi un compagno d’appartamento americano :)!

Grazie e in bocca al lupo.
Grazie a te. E soprattutto in bocca al lupo a te, a tutte le tue lettrici, anime nomadi o meno. Ed eventuali lettori.

Eating out

Qualche sera fa siamo usciti a cena con il mio prof. e sua moglie. E' stata una piacevole serata, ancora piu' particolare per i fiocchi di neve che scendevano, minuti e leggeri, nella luce della sera. Al rientro, ripensando alla cena, ho imbastito questo post: una breve scorsa sui ristorantini di Seattle. O meglio sui ristorantini che mi sono piaciuti di piu' da quando sono qui! Spero che in un'eventuale visita alla citta' possiate provarli e vi piacciano! Visto che per le cene piu' datate il ricordo di particolari sul locale o dettagli sul menu e' un po'  nebbioso, che mi e' piaciuta molto la cucina di tutti questi posti e che il menu e' disponibile su ogni sito, mi limitero' ad elencare i nomi dei ristoranti e specificare la caratteristica principale per cui ciascuno merita una visita (oltre appunto alla cucina)! Se non ho pasticciato, ad ogni logo e' associato il link del posto. In ordine sparso:



La vista su Seattle attraverso le vetrate.





Wine flights per una serata in compagnia.






L'ambiente molto accogliente. E' un locale ricavato all'interno di The Loveless Building, la cui corte interna e' ritratta nella foto.







L'atmosfera: un salto a pie' pari in Europa! E d'estate mi ricorda un sacco l'ora dell'aperitivo a Bologna!








Aperto nel lontano 1988, il locale e' americanissimo, il cibo molto buono.









E' un ristorante che, senza conoscerlo, passa inosservato poiche' e' poco centrale e soprattutto situato all'interno di una comunissima casa. Ma potreste diventare delle celebrita'!  Questa la nostra serata: al momento del dessert, dopo esserci accordati, dalla cucina ci portano due piatti con dolci assortiti della casa. Con cura li posano sulla tavola. Noi, dandoci un certo tono, iniziamo la nostra degustazione... mentre il fotografo della SAS si avvicina e ci immortala a leccarci i baffi! Se poi quelle foto le abbiano pubblicate o meno nel magazine della SAS non lo sappiamo ma poco importa, noi abbiamo avuto il nostro momento di gloria! Se invece non siete in cerca di notorieta' per i miei gusti la cucina e' un po' troppo ricercata ma una cena vale certamente la pena.



Infine, per gustare i sapori di casa: Via Tribunali. Una delle pizzerie con la certificazione Verace Pizza Napoletana. Per me eccezionale. Dei cinque locali io sceglierei quello a Capitol Hill, il primo ad essere stato aperto e quello con piu' carattere, oppure quello sulla collina piu' residenziale Queen Anne, con un carinissimo soppalco.
 




Per il dopocena un gelato qui: merita! 









Inoltre, non sono a Seattle, ma mentre pensavo ai ristoranti in America dove ho mangiato veramente bene, mi sono venuti in mente anche i seguenti due posti:

A Minneapolis, MN
Come dice il logo, la qualita' della carne!






A Healdsburg, CA
Per una cena con i fiocchi!