Thursday, August 25, 2011

Berry College



















Per i campus universitari ho sempre avuto un debole. Passerei le ore a passeggiare e immaginarmi la vita li' e di tutti quelli che ho visto, non ce ne e' stato uno in cui non sia stata bene.

Naturalmente in Georgia non potevo ignorare il mio desiderio di vedere qualche altro campus. Domenica se la contendevano il Berry College e la Emory University. E con la coppia indiana abbiamo deciso che avrebbe avuto la meglio il Berry College visto che Emory University, ad Atlanta, e' piu' facilmente raggiungibile. Il Berry College e' immerso nel verde e circondato da ettari di bosco che fanno si' che sia il campus piu' grande al mondo. I numerosi sentieri, uscite in kayak e passeggiate a cavallo lo rendono una meta gettonata per gite domenicali. E i cerbiatti che popolano i prati fanno felici adulti e bambini. Senza cimentarmi in descrizioni che non renderebbero, ecco una selezione delle foto di questo campus che ci ha regalato una bella domenica pomeriggio!

















Thursday, August 18, 2011

In subbuglio

Mi manca scrivere.
Ma non ho la testa.

La gloria e' durata un paio di giorni senza nemmeno troppi festeggiamenti dati i ritmi. Ora ho di nuovo la tensione alle stelle per il prossimo esame che sta arrivando troppo in fretta e per il quale non sono ancora riuscita ad aprire un libro. Ma almeno sono riuscita a cambiare il mio orario ed anticipare la mia partenza. Usero' questi cinque giorni di grazia per una puntatina a Seattle e una full immersion nello studio, con qualche cena con alcune coppie che non vedo da troppo tempo. E che mi mancano tanto.
Il traguardo e' cosi' vicino. Ma per come sono messa ora e per come e' andato questo mese, ho cosi' paura di sbagliare. E se sbaglio questa volta, addio match quest'anno... meglio che mi metta all'opera. Ma avevo tanta voglia di lasciare due righe. In questa parte di me a cui mi affeziono sempre di piu'.

E tra una cosa e l'altra, qualche sera fa Sri ed io siamo tornate a casa insieme a una ragazza che e' in gruppo con noi. Abbiamo cucinato insieme. Cenato tra tante chiacchiere. Parlato di tutto e di piu'. Riso e scherzato. Per un attimo asciugato lacrime (il che mi ha permesso di constatare che non ero/sono io la sola ad essere travolta da questa tensione senza certezze, ma di questo un'altra volta).  Ho regalato un fiore di Matt come in bocca al lupo per un'interview inaspettata. Ne ho ricevuto uno io, inasepttato. Siamo scese per una breve passeggiata, durante la quale ho scattato queste foto. E quella sera (cosi' come ogni altro giorno qui insieme a Sri) mi sembrava di riavere tra le mani la mia vita, un briciolo di spensieratezza, le serate con le amiche, un'amicizia avvolgente tutta per me, le coccole delle chiacchiere sedute su un divano a parlare e parlare, senza filtri, conosciute da pochissimo e con cosi' tanto in comune... Per quanto io sia un po' delusa dall'attivita' qui per la quale avevo tutt'altre aspettative, l'incontro con queste due persone ha reso priceless quest'esperienza. E nella mia fantasia ci immagino tra qualche anno, riunite per un weekend, a raccontarci le nostre vite da specializzande, a guardare indietro, a ripensare a questo periodo che sicuramente ci sembrera' molto piu' roseo di quello che sembra ora, con i mariti, tre ingegneri, che parleranno di cose per noi incomprensibili, con i nostri bimbi che giocheranno insieme... e ai quali ci sentiremo di insegnare, forti e sicure, che credere nei propri sogni costa ma vale la pena. Di essere forti e non arrendersi mai. E di circondarsi di amici ed essere un amico, in qualsiasi percorso scelgano. Che condividerlo lo rende molto piu' fattibile. Che l'amicizia ti da una serenita' e un'energia positiva per cui anche le salite piu' ripide sembrano molto meno faticose. E attraversare questi momenti insieme rende il rapporto ancora piu' completo e indissolubile.

E siccome vivendo a Seattle ho imparato a fotografare in maniera selettiva... certe foto fanno si che questo posto mi sembri pure bello. Ed e' cosi' che voglio ricordarlo.
Anche se girando l'angolo sono blocchi di cemento, senza tetto o rifiniture, con l'intonaco che si sbriciola, quella sera sono stata proprio bene nella nostra passeggiata.

Ed e' cosi' che voglio ricordare la Georgia.


Wednesday, August 10, 2011

Checked off!

E poi ci sono i giorni cosi'....

mesi e mesi fondamentalmente di passione ma anche tanta fatica, costanza, insicurezze, ogni tanto l'intermezzo delle lacrime e spesso, troppo spesso, il desiderio di avere una vita "normale", con delle responsabilita' e soddisfazioni professionali, in cui applicare finalmente il bagaglio di conoscenza acquisito, con dei feedback dai pazienti e dagli altri medici, in cui svegliarmi e poter finalmente fare ogni giorno cio' che mi rende felice.

A seguire tre settimane di poca concentrazione e un solo pensiero fisso: lo score di step 2 ck.

Infine l'arrivo dell'email nell'inbox, lo stomaco che si chiude, il pdf che si scarica. Il verdetto. La tensione che scivola via. Il sollievo nell'anima. A ruota il giro di telefonate. E il momento piu' bello: la gioia di chi ti vuole bene. La gioia di chi era ansioso di conoscere il risultato. La gioia di chi non sa come esprimerti il suo grazie per questo momento di felicita'. Sentire chi ti e' vicino credere davvero in te, molto piu' di quanto tu sia capace. E soprattutto la gioia e la commozione di tornare all'hotel e trovare questo...
E ora sono io a non saper come ringraziare te, che in ogni momento di sconforto hai saputo rassicurarmi e infondermi coraggio, solo con il tuo sguardo, hai saputo trovare le parole per rimettermi in piedi e darmi fiducia, mi hai amato di un amore dolce e delicato quando ero grumpy e nervosa. E mi fai sentire grata e fortunata per aver trovato su questa terra l'uomo che sognavo.
Grazie di tutto, tesoro mio! 
Di cuore.

E ora rimane quello che un'amica ha chiamato the last stretch of a very long race. E fatico a credere che il traguardo sia cosi' a portata di mano...

Monday, August 8, 2011

La ruota gira

La settimana scorsa, Bandula, un padre di famiglia, laureato in medicina nel suo Paese e con il mio stesso obiettivo professionale, mi ha detto di aver partecipato a quest'ultimo match ma di non aver ottenuto un posto in specialita'. Mi ha detto di voler riprovare quest'anno. Ma anche che questo sara' il suo ultimo tentativo perche' ha delle responsabilita' nei confronti di sua moglie e dei loro figli. Bandula si e' fatto in quattro per aiutarmi a trovare casa prima e poi ad ingranare i primi giorni. A me ha dato l'impressione di essere davvero un uomo di cuore.
Questa mattina Bandula ha ricevuto una chiamata. C'e' una unfilled position in una scuola di specialita'. Gli hanno offerto una interview per dopodomani.
Spero davvero vada in porto e possa coronare questo suo sogno.

Questa mattina la mia nuova sister in law neosposina, trasferitasi in un'altra citta' per seguire il marito, dopo una trafila burocratica di esami, certificazioni e compagnia bella, ha ricevuto l'offerta di lavoro che desiderava. Ed iniziera' gia' domani!

Questo posto inizia quasi a piacermi (per il tempo che ci devo stare). Sono molto piu' serena. Gli spettacoli scandalosi e inquietanti che ho visto domenica sono rimasti confinati a quelle aree che avevo visitato e a parte qualche brutto ceffo mi sento molto piu' tranquilla e sicura. Con la roomie indiana l'intesa cresce e ieri sera, rimaste entrambe senza hubbies, ci siamo addormentate insieme nello stesso letto (matrimoniale). E calcolando che erano sei giorni che la conoscevo, quattro che convivevamo e che veniamo da continenti diversi...mi sembra davvero strano.
...ma la ruota gira e, prima o poi, tutto si mette sempre a posto!

Saturday, August 6, 2011

Chicchi d'uva e betle leaf

Finalmente ho una casetta e valigia e zaino sono stati riposti nell'armadio, lontani dagli occhi e della mente! Per quanto il posto, che wikipedia passa come ridente localita' di villeggiatura estiva ai piedi delle colline della Georgia, sia uno stradone attraverso un agglomerato di malls, ho individuato delle aree con un po' di carattere, quasi belle direi, e anche il mio appartamentino mi piace assai. Lo condivido con una ragazza indiana (e anche con suo marito nei weekend). Ci siamo conosciuti per puro caso ma si e' creata subito una particolare armonia. Sono le prime persone indiane con cui entro cosi' in confidenza e mi piacciono proprio! Inoltre, lei e' la mia fotocopia, lui la fotocopia di Matt. Lei e' nata quattro giorni dopo di me, lui sei giorni dopo Matt. Sono curiosissima di vedere gli sviluppi.

Quando giovedi' disfavamo le valigie, lei molto gentilmente mi ha chiesto se poteva appoggiare delle icone della sua religione su una console in soggiorno. Mi e' venuto spontaneo rispondere "Of course! Please!".
Poi durante il giorno mi e' caduto l'occhio sulla console: ci sono un piattino d'argento con dei chicchi d'uva come offerta, una betle leaf, le immagini di alcune divinita' induiste, tra cui la dea della prosperita' (foto), il dio della forza d'animo che sostiene una collina sul palmo della mano, il non meglio definito "teacher" che rifiuta ogni forma di eccesso e bene materiale, il dio che tiene lontani gli ostacoli dal nostro cammino e infine un'icona delle tre divinita' principali della religione induista.
Prima di partire sapevo mi sarei dovuta sistemare, ma non mi ero soffermata sui dettagli con chi/ da sola/ etc. E questa convivenza con questa coppia indiana mi sta affascinando moltissimo cosi' come una delle cose piu' belle di queste giornate sono le lunghe chiacchiere: venire a conoscere la cultura e la storia che queste due persone custodiscono e hanno portato fin qui.


Altri aggiornamenti da in the middle of nowhere sono:
- fa cosi' caldo che quando apro il rubinetto dell'acqua fredda, l'acqua esce calda
- fa cosi' caldo che ci sono stati due temporali e, invece di rinfrescare, quando l'acqua entra a contatto con l'asfalto, forma subito vapor acqueo
- fa cosi' caldo che alcuni impianti di aria condizionata si sono fusi
- fa cosi' caldo che avevo comperato delle banane perfette e nel giro di 24 ore non e' che siano maturate troppo ma sono semplicemente diventate una poltiglia immangiabile. Ma fa cosi' caldo che i pomodori sono succosissimi
- inizio a fare l'orecchio sull'accento di questa parte di USA e ho l'incubo che a forza di stare qui iniziero' anch'io a biascicare le parole, indugiare sulle vocali ed esprimermi con questa sorta di cantilena.

Youhaaaveagoooddaaaaay!

Wednesday, August 3, 2011

Son come i fiori, nascon da sole

In queste ultime due settimane ho pensato spesso al blog e altrettanto spesso, mentre emozioni e sensazioni scrivevano le mie giornate, sentivo che mi sarebbe piaciuto tanto condividerle qui.

Troppo spesso ero lontana dal laptop e troppo spesso mi riecheggiava nella mente il motivo di Vasco "(ma le canzoni) son come i fiori nascon da sole son come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perche' poi svaniscono e non si ricordano piu' ".  Quest'ultimo mese per me e' stato lo stesso con i posts.

Di emozioni ce ne sono state tante, di posts da scrivere e desiderio di scrivere pure. Ma senza laptop alla mano l'intensita' e l'entusiasmo di quei giorni si sono persi nel tempo e ora sono ricordi, vivi nella mente ma assopiti nel cuore. Al punto che mi sembra qusi banale riportarli sul blog. Ma ci provo.

In queste settimane c'e' stato un momento in cui


avrei voluto scrivere della famosa orchidea  di step 1 che e' incredibilmente fiorita il giorno in cui avevo step 2. A distanza di otto mesi dalla prima fioritura, il primo fiore ha cominciato ad aprirsi due giorni prima, poi sempre di piu' e la mattina dell'esame era li' bell'aperto e mi sembrava davvero fosse li' per dirmi di credere in me stessa che ce l'avrei fatta anche questa volta. Speriamo.







Avrei voluto scrivere del vaso formato da quattro vasetti tra loro comunicanti che un'amica mi ha portato con tanti fiori colorati to brighten my study time nei giorni a ridosso dell'esame.










E avrei voluto scrivere due righe quando la mattina dell'esame sono andata alla macchina della stessa amica (che me la prestava) e sul sedile ho trovato un biglietto. Un biglietto di in bocca al lupo, con dei bei pensieri e una gift card al ristorante preferito mio e di Matt per i festeggiamenti. Un momento in cui, per un attimo, la tensione dell'esame e' scivolata via. E che mi ha fatto davvero sentire che, per quanto investiamo nei nostri sogni professionali e per quanto questi sogni ci facciano tribolare, senza certi gesti e certezze, senza l'amicizia e l'amore, tutto perde di significato. 



Avrei voluto scrivere un post su Berkeley. L'avevo vista una prima volta nel 2005 sotto la pioggia e mi era sembrata del tutto insignificante. Questa volta il campus mi e' piaciuto davvero molto, soprattutto questa parte. Ma soprattutto avrei voluto tanto avere un laptop la sera quando abbiamo rivisto/io ho finalmente conosciuto il roommate francese di Matt nel 2004-2005 insieme alla di allora ragazza che adesso ha l'anello di fidanzamento al dito e un matrimonio in via di organizzazione. Avrei voluto scrivere di quanto felice fossi tutta quella sera, di quanto speciale sia stato parlare ininterrottamente finche' nel locale vuoto hanno abbassato le luci, di quanto rassicurante fosse sentire di capirsi al volo, europei in America (che alla fine anche Matt di americano ha solo il passaporto). Sentire che ogni parola centrava il bersaglio nei pensieri dell'altra coppia e pensare poi, nel buio della notte in autostrada, che forse, per trovare amicizie davvero speciali, il prezzo da pagare e' quello di sperimentare, di vivere altrove, di esplorare il mondo, conoscere persone di altri paesi e altre culture, per poi, di tanto in tanto, sentire un'intesa perfetta, le basi per un'amicizia che va oltre ogni confine geografico, temporale e linguistico. E che diventa un caposaldo nella vita.









Avrei voluto scrivere di quanto proprio io non riesca ancora a concepire la nebbia. Di quanto fosse caldo e soleggiato sulle colline di Berkeley e mentre noi andavamo di tintarella e crema solare, in lontananza San Francisco fosse immersa in una coltre di nebbia benche' poche ore prima fosse baciata dal sole e un cielo blu.







Avrei voluto scrivere di Treasure Island, dove non tornavo da sei anni, quando ero venuta a trovare Matthew per la prima volta, e dove ancora una volta abbiamo riammirato la nostra San Francisco. Chissa' se un giorno la chiameremo casa.








Avrei voluto scrivere un post il giorno in cui il mio brother in law non riusciva a contenere la gioia e il sorriso mentre la sua sposina camminava verso di lui in chiesa per poi promettersi con un filo di voce e tanta commozione della sottoscritta amore eterno. E della delicatezza dei genitori di Matt nel chiedere al fotografo una foto con le loro figlie: la sorella di Matt, la mia nuova sister in law e neosposina del fratello di Matt e la sottoscritta. Avrei voluto scrivere delle tante emozioni che mi sono passate per il cuore, dei pensieri che mi hanno attreversato la mente e, per restare in tema di amicizia, di quanto mi sia sembrato speciale incontrare gli amici di mio suocero dei tempi del college... quelle amicizie cosi' profonde e durature che a me fanno davvero venire la pelle d'oca. E a volte provo a immaginare chi, tra le mie amicizie, sara' presente al matrimonio dei nostri figli e alle altre tappe che scandiranno la nostra vita.



Avrei voluto trascrivere le emozioni che ho provato ogni volta che camminavo a Chicago, una citta' splendida, che mi ha conquistata e che non riesco ad archiviare nel cassetto dei ricordi. Una citta' affascinante, con tanta Europa per le strade, nelle vetrine, nei cafe', nella cura del dettaglio, nell'atmosfera, nell'architettura. Una citta' che ci ha accolto con il tempo (meteorologico) dell'estate italiana, da camicetta e ballerine, finalmente senza giacca o maglioncino. Una citta' che mi ha incantata per l'armonia con cui moderni grattacieli a specchio sfumano nello stile classico di palazzi piu' anticheggianti. Una citta' sul Lake Michigan che sembra un mare sconfinato e immenso anche dall'aereo.








Avrei voluto scrivere di quella Chicago, che per me restera' la citta' dei fiori, almeno fino al prossimo incontro. C'erano decorazioni floreali su ogni lampione, sulle bussole della posta, alle fermate degli autobus, lungo le fioriere della maggior parte dei locali del centro, sui davanzali e balconi delle case, addirittura in un parcheggio a piu' piani.



 
Avrei voluto scrivere di quanto effetto mi ha fatto trascorrere una settimana intensissima con persone da diverse parti del mondo e con il mio stesso obiettivo professionale. Di quanto li abbia sentiti vicini, in ogni parola, in ogni commento, in ogni timore. Nelle nostre paure, nei nostri dubbi e nell'incertezza del futuro. Nella precarieta' di questo investimento di vita senza la certezza di farcela, di entrare in specialita' in questa parte di mondo. Percepire lo stesso sacrificio e la stessa passione. Lo stesso entusiasmo e dedizione. E sentire nel cuore l'augurio per tutti per un successful match!







Avrei voluto scrivere della cenetta semplicissima e piacevolissima, sui tavolini all'aperto, in un autentico angolino di Italia oltreoceano, insieme al mio amore, ad interrogarci sul futuro, sulle prossime decisioni, a cercare la nostra strada... e cercare di capire quale sia la scelta migliore, "la scelta giusta" per i mesi a venire.






Avrei voluto scrivere ma soprattutto vedere molto di piu' di questa Windy City ma il tempo era quello che era e per questa volta e' andata cosi'. Speriamo di riuscire a tornare presto!
Avrei voluto scrivere di quanto mi sia piaciuto il paesaggio del Nebraska, verde, collinare, con qua e la' delle strade serpeggianti tra viti e campi di grano. E di un tramonto all'aeroporto di Omaha che mi ha lasciato senza parole, nulla di sensazionale nel cielo, anzi, un banalissimo tramonto, ma spettacolare il  profilo dorato e scintillante delle nuvole rosa e bassissime sull'orizzonte illuminate da dietro da un sole infuocato che scivolava via.

Avrei voluto scrivere di quanto speciale sia stata la prima cena ufficiale con la famiglia di Matt e la mia nuova sorella in law e di quanto ci abbia sentiti, noi sette attorno a quel tavolo, una famiglia. Con un gran potenziale in ognuno di noi e tante tappe e gioie da condividere insieme davanti a noi.

Avrei voluto scrivere di quanto io non sia proprio fatta per i saluti, di quanto mi svuotino ogni volta, di quanto sia stato duro salutare prima la famiglia di Matt e poi, ancora di piu', Matt in aeroporto. Di quanto ancora una volta non sia stata capace di trattenere le lacrime e mi sia imbarcata singhiozzando e con quel male nel cuore che provo ogni volta che mi trovo ad un gate.

Avrei voluto scrivere domenica quando sono arrivata in Georgia. In un posto sperdutissimo e desolante dove le strade sono tutte a quattro corsie, arse dal sole, senza anima viva, tutti esclusivamente al volante, un centro commerciale dopo l'altro e un accento tiraemolla che per me e' ancora incomprensibile. Di quanto mi sia sentita a disagio e per niente sicura il primo giorno e di quanto invece ora tutto vada meglio, di quanto mi stia orientando anche in questa parte di America cosi' diversa dall'America a cui sono abituata. Delle persone che sto conoscendo e della solidarieta' che ho incontrato. E di quanto questo vivere qui e la' mi stia dando.

Avrei voluto scrivere di tante altre piccole sfumature di queste ultime settimane intensissime....ma a volte davvero emozioni e posts son come i fiori, nascon da sole, son come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perche' poi svaniscono e non si ricordano piu'.