Saturday, October 22, 2011

With sepia-toned loving

Matt e' arrivato ieri sera...



... trallala...

Dal Mid West

Questi ultimi giorni ero un po' giu', un po' delusa e tanto frustrata. Fondamentalmente logorata dall'impotenza di non poter porre rimedio a certe situazioni. Come spesso accade, e' incredibile come tante piccole cose, in tutta la loro semplicita', possano rasserenarmi e farmi ridimensionare cio' che sembrava irrimediabile. Non e' successo nulla di che pero' oggi e' stato proprio un bel giorno. E oggi penso che mi dispiace che stia arrivando la fine anche di quest'esperienza. In summary:

L'entusiasmo di un uomo che nel suo talk di un'ora ha descritto la propria carriera, con un'umilta' disarmante e un'energia contagiosa. Snocciolava le tappe del suo percorso come le scelte piu' ovvie e naturali che ci siano, un po' come i puntini di Steve Jobs. Una ventata di energia positiva che spazza via ogni barlume di insoddisfazione. Una di quelle persone che credono nel cambiare il mondo. Che sono cosi' riconoscenti per quello che hanno avuto dalla vita (media) da voler trasformare la propria vita in un'opportunita' per lasciare un futuro migliore dietro di se'. Che prendono le difficolta' e gli imprevisti come una sfida per migliorarsi. Che sono i mentors che cercavo. E di cui sento un bisogno fortissimo e irreprimibile.

Poi ho visto delle cose interessantissime in ospedale. Lo so, sono monotona, ma proprio non vedo l'ora di essere in specialita'!

Nel tornare a casa il delirio per un football game. Strade chiuse al traffico costeggiate da seggioline ordinatamente disposte in doppia fila e manine protese per delle caramelle, diverse bande e una lunga sfilata di veicoli con le insegne piu' disparate che non ho ben capito cosa fossero o perche' sfilassero. In giro abbigliamento e trucco monotematico secondo i colori della squadra locale giallo e nero.

Stasera una cena con uno studente di medicina e i suoi amici... mi sembrava di essere di nuovo all'universita'. Tovaglia rossa sul pavimento, piatti di portata di carta nel mezzo e tutti seduti a gambe incrociate a fare rolls. E' stata una bella serata. E questo ragazzo e' proprio una bella persona. A volte in questo Mid West, conosciuto come rural, a me sembra di essere in Europa per come e' homey, cozy, warm, welcoming. Mi piace come tutto sembra apprestarsi al Thanksgiving e al natale ma soprattutto al tempo in famiglia. Come scopro tanta genuinita' e gentilezza di spirito nelle persone e vedo riflessi in loro i miei stessi valori. E' un posto un po' remoto, e' vero, ma e' un toccasana per l'anima.

Tuesday, October 18, 2011

Sospesa tra passato e futuro

Il cielo e' coperto da una coltre di nuvole bianche. Le temperature si sono abbassate drasticamente ma non abbastanza perche' scenda la prima spolverata di neve. In giro guanti, sciarpe, berretti e cappotti. Sulla via di casa, nell'attraversare la citta', l'aria inspiegabilmente impregnata di un profumo di bbq come se fosse il 4 luglio. Ma soprattutto questa sera l'aria profumava tanto di casa.

E mi sta quasi bene lasciare queste ore permearsi della voglia di essere a casa, in famiglia. Una voglia che se ascolto bene, non e' la voglia di casa e intimita' che mi prendeva a Bologna con i primi freddi e che assecondavo con qualche ora di treno. E' voglia di piantare radici, di avere un appartamentino tutto per noi, da arredare, da sentire nostro, dove ritrovarci ogni sera e raccontarci la nostra giornata raggomitolati in un abbraccio, dove progettare e crescere inseme, dove viverci marito e moglie e poi nel tempo allargare la nostra famiglia. Nel tempo infileremo la chiave nella toppa e troveremo degli abbracci piccini piccini con il naso all'insu', correggeremo compiti e terremo la mano mentre piccoli occhietti si chiuderanno, culleremo quelle paure che si aggrapperanno a noi nel cuore della notte, ci divideremo i compiti del giorno successivo e coordineremo gli orari, proveremo a ritagliare il tempo per noi e la maggior parte delle volte falliremo, ma sara' bello. Sara' un po' come questo weekend in cui per la prima volta siamo usciti dallo stand-by e ci siamo sentiti finalmente in viaggio verso i nostri obiettivi, a gioire dei primi germogli e progettare finalmente un futuro concreto che ci sta aspettando. Sempre con una mappa senza destinazione in mano ma con la certezza che tra meno di un anno sara' tempo di chiudere il capitolo che ci ha visto scambiarci i primi gesti d'amore fino alla promessa di amore eterno, lo stesso capitolo che ci ha visto con una laurea in mano, incerti, imbastire il nostro futuro e iniziare a costruire le nostre carriere. E quando sara', sara' triste voltare quella pagina ma per ora i riflettori sono tutti puntati sui nuovi capitoli che ci aspettano.

E questa sera in cui sono qui, me, myself and I, ad un indirizzo che tra poche settimane sara' un ricordo, mi perdo nelle mie fantasie e nei miei desideri per ora impossibili, in bilico tra un passato che comincia a sfumare nei ricordi ed un futuro che tempo due settimane iniziera' a prendere forma, con un biglietto one way di ritorno a Seattle, dopo un'estate un po' vagabonda ma produttiva, e un calendario in cui segnare le interview che ci porteranno a scoprire la citta' dove ambienteremo la prossima fase di questo viaggio.

Friday, October 14, 2011

October 12, 2011, part two

E mentre fuori imperversa un temporale, l'acqua scroscia sui vetri, la grandine martella gli abbaini, il bagliore dei lampi squarcia il cielo e il fragore dei tuoni la musica in sottofondo, anche questa volta, sono arrivati i tuoi fiori e le tue parole...  e io posso solo guardare avanti a questa serie di traguardi che piano piano, uno dopo l'altro, tagliamo.
Insieme.

Iniziava (e finiva I guess) cosi' il post che ho scritto ieri. Credo di essermi interrotta per le raffiche di vento che hanno spazzato via le chiome degli alberi lasciando rami spogli ed esili e un tappeto di foglie che il vento ancora solleva in turbini gialli e rossi e poi posa di nuovo poco distante. Mi piace quest'annuncio della fine dell'anno. Mi ricorda che arrivano le giornate intime, calde e casalinghe, rannicchiati con un libro e una coperta, di torta di mele nel forno e zucca in ogni ricetta, di tepore quando si rincasa e freddo pungente su guance che spuntano tra il bavero della giacca e un berretto ben calcato sulle orecchie. Le luci alle finestre nel buio della sera, dietro le quali mi piace immaginare famiglie felici indaffarate a preparare la cena e finire i compiti, la gioia del Thanksgiving -la mia festa americana di gran lunga preferita- e poi il count down per dicembre, per la prima neve, per le luci per le strade, le decorazioni nei negozi, gli alberi, gli augri e le feste di natale, il tempo investito a indovinare il regalo piu' azzeccato. E poi la valigia e il ritorno a casa, le ore fattibilissime di volo e altrettante pesantissime di treno e poi... la porta di casa, gli abbracci, i piatti che non finiscono piu' mentre si apparecchia, i dopocena tutti quanti insieme a parlare fino a notte fonda perche' non capita piu' cosi' spesso di essere tutti insieme e quel tempo che riusciamo a ritagliare diventa prezioso, intenso, il cuore che stracolma di un amore che non trova espressione nelle parole, la felicita' che inonda gli sguardi, quegli stessi sguardi che poi portero' con me sull'aereo e inonderanno i miei occhi di lacrime. Ma poco importa. Manca poco. E ho tanta voglia. Ma non c'e' nostalgia in questa voglia. Ci sono troppe cose belle attese per le prossime settimane, c'e' tanta voglia di sentimenti, di emozioni, di aprire il cuore e lasciare che si inondi di Matt, di amici, di in-laws, delle persone che mi sono vicine qui in questa parte di mondo. E allora, se ieri notte invece che festeggiare sono stata incollata al computer a preparare e inviare le domande di ammissione in specialita' finche' gli occhi mi facevano male e non ero piu' sicura se stessi leggendo attentamente o recitando ormai a memoria il mio personal statement, oggi faccio una semivaligina e domani mi aspetta una toccata e fuga a Seattle per il weekend. E tu, cara Seattle, ti prego, fammi il regalo di rimanere soleggiata come annunciano le previsioni!

Wednesday, October 12, 2011

October 12, 2011

Questa mattina ho appreso che

You have met all the requirements for ECFMG certification *
  



a chiunque legga questo blog per famigliarizzarsi con lo USMLE e sia intenzionato a sostenere il medical board americano... 

...as long as you believe in it, you can do it!




E ora... si riparte con l'application process e annesse informazioni... :)!

Best of luck to you all!






*che significa che sono abilitata a praticare negli Stati Uniti.

Saturday, October 8, 2011

Superamit

Non so se ci sia qualcuno nel mio gruppetto di lettori che non conosce ancora il blog di Palbi.
E allora oggi vorrei segnalarvi il suo blog (che e' un blog interessante e simpatico da leggere in futuro) ma soprattutto questo post...

http://palbi.me/post/11180750475/la-storia-di-superamit

...che, come scrive Palbi, le vie del web sono infinite... e qui si fa tutti il tifo per un lieto fine.

Tuesday, October 4, 2011

Colori

Annunceranno anche che andiamo verso il freddo, ma i colori dell'autunno mi sembrano ogni anno uno spettacolo senza paragoni!

Sunday, October 2, 2011

Rise and shine

Il Mid West mi ha riservato un'accoglienza con i fiocchi. Dopo un viaggio tra distese di campi di grano che tanti descrivono monotone ma a me, sara' che le vedo una volta ogni morte di Papa, piacciono e un tramonto nei cui colori le scie argentee degli aerei sembravano stelle cadenti, l'omino dell'hotel dove alloggio e' stato cosi' carino da venire a prendermi in macchina alla stazione degli autobus. Il fatto che la macchina fosse scassatissima, che abbia messo la valigia nel baule senza richiudere la maniglia estensibile e che abbia solo abbassato ma non abbia chiuso il bagagliaio e' un'altra storia. L'albergo ha una dependance per persone che come me stanno a lungo (credo che il cut off sia piu' di una settimana). E mentre le reviews delle camere della dependance erano lamentele su come le stanze dell'hotel fossero piu' belle e dotate di arredamento piu' moderno, a me questo piccolo nido mansardato piace. Mi piace che sono al terzo e ultimo piano e fuori dalle finestre ho le chiome degli alberi, un tetto rosso e il cielo blu. Mi piacciono gli abbaini sopra il letto e vedere il cielo sopra di me prima di dormire. Mi piace la cucinina, minuscola ed essenziale, che condivido con altre tre persone. Mi piace che il pavimento della camera scricchiola ad ogni passo sotto il peso del mio corpo. Mi piace che tutto sia in miniatura. Mi piace che il bagno sia un mini bagnetto senza lavandino e che ho solo un lavabo bassissimo in camera. Mi sembra la cameretta ideale per un'esperienza nel Mid West... o e' cosi' che me lo immaginavo! Sulla parete in cucina inoltre ho trovato questo quadretto, che di mio non avrei mai acquistato, ma mi piace l'idea di svegliarmi al mattino e iniziare il giorno pensando cosi'!



Infine le due chicche del mio mini giretto questa mattina:

La piu' bella: un'iniziativa per me fantastica...

Il cartello a lato dice cosi':





















L'altra chicca. Rientrando ho incontrato una ragazza sulla mia eta' che veniva a cambiare le lenzuola nella stanza a fianco. Visto che il supermercato sotto casa e' piu' una boutique dove si acquista a peso d'oro le ho chiesto delle alternative. Mi ha elencato alcuni nomi e poi ha offerto di darmi un passaggio in macchina. E cosi' domani andiamo insieme al supermercato...
... l'ospitalita' del Mid West!

Un amore senza fine

E ancora una volta ho avuto una mezza giornata a Chicago!
E ci sono arrivata proprio l'unico giorno in cui le temperature si sono abbassate. Per cui, dopo acrobazie varie per spostarmi con le valigie lungo le scale pericolanti del loop (la metro rialzata del centro), mi sono fiondata nel primo cafe' carino che ho trovato per riscaldarmi. In verita' cercavo un cafe' italiano che Matt aveva scovato a luglio ma lo stuolo di bagagli che mi portavo appresso e il freddo mi hanno fatto ripiegare su questo dove ho passato delle belle ore.

Mi sono seduta ad un tavolino alla finestra, mi son presa la prima cioccolata calda con un pain de chocolate della stagione e mi sentivo rinata. Ho lavorato al computer e nel frattempo mi sono goduta il viavai della clientela ben vestita (non strafighetta, semplicemente curata, vestita da citta' e non da campagna o da domenica in pantofole a casa) e anche se so che, se mai succedera', non sara' di certo nei prossimi anni che chiamero' Chicago casa, queste puntatine in una citta' che sa di citta' mi ricaricano infinitamente! Mi piacerebbe tantissimo tornare in inverno per vederla sotto la neve e respirare l'atmosfera natalizia di questa citta' ... che e' bella pure dall'aeroporto!

Atlanta

Ed eccomi di nuovo in volo.
Curiosa e proiettata sulla nuova avventura nel Mid West. Allo stesso tempo rammaricata per essere partita senza un’immagine nitida da associare ad “Atlanta”. Il coprifuoco serale e gli orari di lavoro non mi hanno lasciato molto tempo per vedere la citta’. Con Matt abbiamo fatto un breve tour, abbiamo visitato il campus di Emory University (senza infamia e senza lode) e poche altre zone: piacevoli o desolanti che fossero, nulla mi ha colpito particolarmente. Pero’ a questa citta’ voglio dare una seconda chance, non importa quando ma vorrei tornare per esplorarla con calma e alla luce del giorno. Capirla ed apprezzarla. Non mi e’ mai piaciuto lasciare una citta’ senza un bel ricordo. Quindi Atlanta torna sulla lista di citta' da visitare.
School of Medicine at Emory University

Lo stile della maggior parte degli edifici del campus della Emory Univeristy

Di Atlanta pero’ porto con me il lusso di non sperare che ci sia il sole, semplicemente svegliarsi al mattino e trovare il cielo blu: non mi ero mai accorta di quanto mi fossi assuefatta al grigiore di Seattle.

Di Atlanta porto con me quanto mi sono sentita scombussolata nel vedere le foglie colorate di quest’autunno appena iniziato e rendermi conto che sono passate inosservate sia l'estate che la primavera di quest’anno cosi’ bizzarro nel suo orario. [E a rincarare la dose ci sono stati i 13 gradi che mi hanno accolto – e colto impreparata- nel Mid West].

Di Atlanta porto con me la festa di compleanno per Matt, le candeline tarocche a forma di lettera (dicevano happy birthday) che si sono sciolte ancor prima che le soffiasse, l’intensita’ delle emozioni dei giorni insieme, l'immensita' della gioia di ritrovarci dopo tre settimane interminabili e sentire fortissimo il bisogno di essere vicini, di essere insieme. Allo stesso tempo apprezzare che mentre prima la distanza era la regola, ora e’ l’eccezione. E allora, via, si puo’ fare con serenita’ anche quest'altro mese lontani.

Di Atlanta porto con me i flash in metropolitana. La gentilezza delle persone che offrono un appiglio o semplicemente si sostengono a vicenda se il treno frena bruscamente e qualcuno rischia di perdere l’equilibrio.
Gli strattoni di certe madri  ai propri figli per il cappuccio della felpa.
Gli spots nei televisori che promuovono tutto quello che di triste vedo in questa societa'.
Infine, una delle cose che mi ha impressionata di piu’: il colore della pelle. 
Parentesi. Ai tempi dell’universita’, il mio coinquilino Americano commento’ i suoi primi giorni di lezione con lo stupore di trovarsi in un'aula esclusivamente tra bianchi, senza gradazioni nel colore della pelle, senza variazioni nella forma degli zigomi o negli accenti. Li’ per li’ non e’ che capissi molto cosa intendesse. A Boston avevo notato la familiarita’ che una dottoressa aveva con il colore della pelle e di quanto sapesse riconoscere dalla sfumatura della carnagione la nazionalita’ delle persone. Una volta a Seattle non posso negare di essermi sorpresa la prima volta che ho visto una coppia per mano, lei bianca e lui nero. Per quanto quell’immagine mi sia piaciuta e sia impressa nella mia mente, ha pur sempre catturato la mia attenzione e destato una sorta di stupore. Da quel momento in poi e’ iniziato un processo dentro di me per cui il colore della pelle e la forma degli occhi sono diventati connotati che passano indifferenti ai miei occhi, un po’ come il colore dei capelli. Ho imparato la lingua del colore della pelle e questa internazionalita’ mi piace, la cerco e la apprezzo come modo per arricchirmi e mi affascina leggere nei rapporti la cultura di paesi lontani, che forse non vedro’ mai. La metropolitana di Atlanta soprattutto nel weekend ha ribaltato le carte in tavola. A parte nelle ore di punta dei giorni lavorativi, mi sono sentita estremamente a disagio. Mi sono sentita perfino in colpa per essere bianca. Mi sono sentita scrutata, osservata, squadrata da capo a piedi. E pure ignorata da tre ragazzini che saliti sulla carrozza hanno cominciato a vendere degli snacks ai passeggeri. Sono passati di sedile in sedile… e arrivati a me, mi hanno totalmente ignorata. Loro erano di colore. Gli altri passeggeri pure. E quando la sera parlavo con una persona che vive ad Atlanta, mi ha detto che tra le persone di colore c’e’ una solidarieta’ particolare che non si aspettano di trovare nei loro confronti da parte dei bianchi. Lunedi’ mattina di nuovo invece bianchi e neri, asiatici e messicani, indiani e americani erano testoline variamente distribuite sui sedili delle carrozze in perfetta armonia, come se i geni dell’aspetto fisico non avessero piu’ alcuna importanza.

Di Atlanta porto con me la hostess che su ben tre diversi voli chiede un applauso per tutti i militari americani che combattono per questo paese (deduco lo facciano sui voli da/ad Atlanta per  la presenza di una base militare).

Di Atlanta porto con me l’affetto che ho provato per la prima volta per una gattina, la piccola Eloise. Ho sempre desiderato un cane (ma ahime non l'ho mai avuto). I gatti invece mi hanno lasciata sempre molto indifferente, forse pure infastidita. Di questo mese porto con me anche Eloise, le coccole che mi ha fatto acciambellandosi sulle mie gambe e quelle che cercava allungando il collo e il suo musetto...  e anche il suo volo dal balcone a lieto fine.

Di Atlanta portero' con me la violenza. Ma di questo non voglio scrivere.

Di Atlanta  portero’ sempre con me il ricordo dei pazienti che ho conosciuto. Delle conversazioni che abbiamo avuto. Sull’alimentazione. Sulla salute. Sull’assicurazione e il sistema sanitario. Sull’Italia. Sull'America. Sui loro problemi, fisici e interpersonali. Le loro storie. Le loro parole. I loro sguardi. La loro dolcezza, la loro fragilita’, la loro fiducia. Le lacrime vere e quelle di coccodrillo. I kg di troppo che non si limitano a rendere una persona un po’ paffutella ma la deformano. Le bugie e le verita’. Gli abbracci. Forti e stretti…che, a quanto pare, anche gli americani sanno dare.

Di Atlanta  portero’ con me questo curioso spelling del mio nome… che una persona con cui lavoravo mi ha dato l’ultimo giorno come “a souvenir, so you won’t forget us!”
E di Atlanta portero’ con me il desiderio di tornare… per trovare quei posti che me la faranno piacere!
E ora… nuovo mese, nuova citta’!
Si riparte in Iowa!

I made my day worth it!

I primi giorni che ero qui ad Atlanta e mandavo aggiornamenti a parenti e amici scrivevo cosi': I got safely to Atlanta and I'd like to share with you that I simply love my rotation: I'm a doctor for real and I can't believe it yet! Every day [lista di cose che facevo che annoierebbe chiunque] Afterward... I knock at another door and my deep dream to be a doctor comes true one more time!

In questa terza settimana invece mi sono sentita molto piu' indipendente e consapevole, forse piu' professionale e sicura. E la sensazione piu' bella e' stata lasciare l'ospedale e, ripensando alla giornata, sentire, piu' nel cuore che nella mente, qualcosa che diceva... I made my day worth it!

E sono felice.