Sunday, May 22, 2011

Gli anni piu' belli

C'e chi dice che gli anni piu' belli siano quelli dell'universita', chi sostiene siano quelli in qualche altra fascia della vita, dal canto mio... come anni piu' belli non saprei quali scegliere, ma qualcosa mi dice che i miei siano proprio questi. Questi che sembrano i piu' poveri, i piu' monotoni, i piu' difficili, i piu' statici... ma che sono gli anni in cui sto crescendo esponenzialmente, in cui sto imparando un sacco, non della medicina ma della vita, in cui sto facendo tanti progressi. Se scorro la mia vita, la vedo spezzettata in tante fasi e ogni fase e' uno spaccato di volti, obiettivi, pensieri, amicizie, paure, viaggi, gioie, delusioni, piccole conquiste, canzoni etc. Sono affezionata a ciascuna di queste fasi e mi piacciono tutte nell'insieme, anche quelle che al tempo mi sembravano insopportabili, forse perche' ora le capisco, mi vedo dall'esterno, mi scappa da sorridere di fronte alla mia ingenuita' e impreparazione alla vita.

Tra poco piu' di un mese compiro' gli anni. Lo scorso compleanno e quello in arrivo mi danno tanto da pensare. Perche' il compleanno l'ho sempre vissuto come un bilancio e un traguardo, un giorno in cui festeggiare il genetliaco con gli amici, le mie conquiste con me stessa. Ecco, se penso a cosa ho fatto quest'ultimo anno e mezzo... la sola risposta e' struggle for my dreams che e' un'espressione che adoro perche' proprio calza a pennello le mie giornate. Quando lavoravo in laboratorio, avevo una vita che razionalmente mi sembrava "perfetta". Matt ed io eravamo sotto lo stesso cielo, anche Matt lavorava e avevamo ogni weekend per noi, per prendere la macchina ed immergerci in un nuovo ricordo, in nuovi paesaggi, in nuove emozioni. Avevamo un'altra disponibilita' economica che ci permetteva di coccolarci molto di piu'. Io ero molto piu' spensierata, piu' attiva, raccoglievo le prime soddisfazioni professionali, al lavoro mi trovavo bene, non facevo proprio il lavoro dei miei sogni pero' credevo in quello che facevo, sia da un punto di vista scientifico che da un punto di vista personale. Se guardavo i miei giorni razionalmente, avevo una vita di cui non potevo che essere soddisfatta. Eppure, se guardavo dentro di me, non mi sentivo per niente felice. Ed era una sensazione orribile e tanto destabilizzante perche' mi portava a rimettere in discussione la scelta di venire in America e quello che volevo dalla vita.  E' in quei mesi che e' iniziata la mia struggle for my dreams. Prima il ministro dell'istruzione, il preside del liceo, il preside della facolta' di medicina mi avevano dato una lista molto chiara di cose da fare per raggiungere i miei sogni. A me bastava sedermi ad una scrivania ed essere diligente. In quei primi mesi oltreoceano ero io nelle mani di me stessa, non c'era semplicemente un bivio ma un numero di strade infinito che equivaleva a non averne neanche una, c'erano i sogni al punto d'arrivo e nulla di prescritto per raggiungerli. Li', con tutta quella liberta' di scelta nelle mie mani ho capito, o meglio, lo sapevo da sempre, pero' ho finalmente accettato che essere felici e' una scelta. Che non ci si merita proprio nulla. Che lamentarsi e' molto piu' facile di riconoscere quello che abbiamo. Che lamentarsi e' molto piu' facile che essere felici. Che, presente la salute, non c'e' motivo alcuno per non essere felici. Che essere felici e' nelle nostre mani cosi' come nelle nostre mani e' cambiare cio' che non va. E questo e' cio' che rende lo scegliere di essere felici diverso dall'accontentarsi. C'e' la possibilita' di cambiare quello che non ci piace, di fare del nostro meglio per rendere la realta' piu' simile ai nostri desideri, di andare a dormire sereni, soddisfatti, contenti ogni sera. Ho sempre trovato superficiale e ipocrita l'abitudine americana di rispondere a tutto wonderful. Poi un giorno ho deciso che non mi importava piu' se quel wonderful fosse vero o meno. Ho deciso che era giusto. Che tutto quello che avevo (che non era nulla di stratosferico ma semplicemente nella media) ecco, tutto cio' era wonderful. E ho traslato la scala della felicita'. Sono diventa molto piu' appreciative e porto sempre con me il beneficio del dubbio. E questa trasformazione credo sia la cosa piu' grande che ho fatto in America.

L'altra grande cosa e' questa benedetta certificazione che ha imbrigliato la mia vita ma che sento essere cosi' giusta. Mi sento sfidata, mi sento viva, mi sento vera, sento che sto dando l'anima per qualcosa in cui credo con tutta me stessa, sento il desiderio di diventare medico ardere e consumare l'inconsumabile dentro di me. Sento il bisogno di entrare in specialita' il prima possibile perche' quel training faccia di me il medico piu' competente e compassionevole che posso essere. Voglio finalmente svegliarmi e fare ogni giorno cio' che sogno da sempre.

E allora questo sabato sera ad esternare i miei pensieri sul blog mi sembra perfetto cosi' come e'. Le cene fuori, i pensierini, le vacanze, i weekend per noi, tante piccole attivita' di svago torneranno... e quando torneranno, allora, e solo allora, renderanno questa vita "perfetta" perche' in quel momento avro' finalmente raggiunto il mio obiettivo piu' grande. Ma nel frattempo, credo davvero che siano proprio questi gli anni piu' belli. Per la vita, l'opportunita' e la liberta' che portano dentro di se'.

6 comments:

  1. Il post che tutti dovrebbero scrivere... specie la parte: ". Che lamentarsi e' molto piu' facile di riconoscere quello che abbiamo. Che lamentarsi e' molto piu' facile che essere felici."

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  2. ma che bel post!!
    davvero mi piace tanto il tuo spirito, che e' quello che vedo negli "americani", l'ottimismo, il credere nelle proprie forze, lo "you can"... tutto cio' e' davvero bellissimo!

    ah, tra l'altro.. anche io all'inizio non sopportavo tutti questi aggettivi "bellissimo, meraviglioso ecc", ma ora... come non usarli?
    ogni uomo e' artefice del proprio destino.. e questo e' meraviglioso!

    forza michelina!!

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  3. :)! E forza michelina me lo incornicio :)!

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  4. Bravissima Michela, questo post lo avevo letto ieri e oggi l'ho ricercato, sono arrivata solo ad Atlanta e continuo il viaggio oggi tra una pausa e l'altra di un progetto che sto facendo per questa Universita' . E il tuo entusiasmo carica anche me. A presto

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    1. Grazie :)! Anch'io ho iniziato a leggere i tuoi blogs :)!

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