Passo i miei giorni tra autobus e metropolitane, piattaforme e ascensori, sotto cieli diversi, circondata da etnie diverse, a raccontare i miei sogni e i miei obiettivi, ad ascoltare quello che i miei interlocutori hanno da offrire, a capire quale sia il training che mi portera' ad essere come voglio essere, a capire quale sia la citta' che permettera' sia a me che a Matt di realizzarci professionalmente senza rinunciare a ritrovarci ogni sera.
La settimana scorsa e' stata contraddistinta dall'energia e la grinta per le prime interviews, dall'entusiasmo e la tensione per questa novita'. Le interviews si susseguivano con un tempismo perfetto, in una serie di spostamenti efficientissimi. La maggior parte della settimana ero ospitata a casa di una cara amica che in questo periodo e' in Italia e mi ha lasciato il suo appartamento: era bello svegliarmi al mattino, fare il letto e riporre il pigiama piegato sotto il cuscino, aprire il frigo e trovare il gallone di latte, mettere la moka sul gas, lasciare il beauty-case sulla mensola in bagno e la valigia in camera, uscire solo con la borsetta, il tailleur e i tacchi gia' addosso, senza cambi in borsa.
Questa settimana invece e' appena iniziata e gia' mi sento miss vagabonda. Domenica sono tornata a New York con interview il lunedi fino a meta' pomeriggio, seguita da trasferimento immediato a Penn Station. Al mattino il program director mi ha sorpresa sulla soglia dell'ufficio della segretaria con tanto di trolley nella mano destra, borsetta sulla spalla destra, macchina fotografica a tracolla e nella mano sinistra una borsa con panettone e dolciumi vari (presente per chi mi avrebbe ospitato la sera). Nel pomeriggio ha assistito alla trasformazione del mio outift da applicant vestita di tutto punto a viaggiatrice in abiti comodi (che di tailleur ne ho uno solo con me e mi serve per tutte le interviews). Speriamo sia una donna dalla mente aperta...
La sera, abbastanza intimorita dalla reputazione di Baltimora, ho preso il primo taxi del viaggio. Un incubo di uomo il taxista. Ma almeno mi ha portato sana e salva a casa di una ragazza che ho conosciuto in Connecticut la settimana scorsa e che si e' offerta di ospitarmi benche' lei fosse fuori citta' per le sue di interviews e il marito fosse di turno in ospedale. La sua gentilezza e generosita' mi hanno lasciata di sale... e sono davvero grata per persone cosi'. Al mattino l'inimmaginabile. La sera prima prenoto un taxi un'ora prima dell'ora in cui comincia il colloquio. Incredibile ma vero il taxista mi bidona. Mentre le lancette dell'orologio compiono inesorabili i loro giri sul quadrante, chiamo un secondo taxi. Che mi da nuovamente buca. Ora, normalmente mi do un'ora di tempo per imprevisti vari ma a quel punto l'imprevisto slittava piu' nella categoria del ridicolo-sfigato. Basita, contatto una terza compagnia e finalmente arriva il mitico super Harry, un ingengere elettronico indiano che da qualche mese si sta reinventando una vita come taxista nelle parti piu' belle di Baltimora. Ed e' il taxista piu' cordiale e a modo che io abbia mai conosciuto. Che mi e' dispiaciuto tantissimo e' stato non avere il tempo per visitare la citta'... e il coraggio di avventurarmi da sola, con un budget limitato per long taxi rides quando la mappa della criminalita' a Baltimore relativa agli ultimi due mesi diceva cosi'
http://crimebaltimore.com/
Questa mini-avventura mi sta piacendo tanto e stancando altrettanto... e un po' mi rincuora sapere che venerdi' sera, dopo l'ultima interview prenatalizia (che a gennaio si ricomincia), c'e' un aereo che mi aspetta e che mi riportera' a casa, nel mio letto, senza vicini di casa ad attendermi con le chiavi, senza dover ingegnarmi sul come condizionare il meno possibile chi mi ospita con i miei orari e spostamenti, senza svegliarmi al mattino e dover fare mente locale di dove io sia in questo viaggio senza una vera destinazione.
Domani ho il mio day off e saremo io e New York, immerse tra le luci, gli addobbi natalizi, un po' di shopping, in un passeggiare per una citta' solo per ammirarla e farla ancora piu' mia, per inondare il cuore dell'atmosfera natalizia, di tanto calore e belle sensazioni mentre il bilancio di queste due settimane, con annessi pensieri e riflessioni, cerchera' il suo posto nella mia mente.
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Alla fine ieri l'autobus e' arrivato a NY e ho dovuto chiudere il laptop. A NY ho ritrovato il mio lettino nel tepore dell'appartamentino dalla coppia di amici che mi ospita e questa mattina, quando mi sono svegliata, un po' a casa mi sono sentita, ancora avvolta nel piumone, a guardare questo cielo bianco sporco in cui si stagliano i tetti dei palazzi rossi. E sento che, nonostante i km macinati, sono felice di essere qui, un po' vagabonda... ma in fondo contenta nel cuore.
Have a lovely, happy day!
Lo so che non stai viaggiando per piacere, ma i tuoi post fanno venire voglia di partire, assaporare citta`, godere dell'amicizia e vivere zaino in spalla per un po...mhmm, quando la piccoletta avra` 18 anni mi rifaro` :) IN bocca al lupo.
ReplyDelete:)! Crepi il lupo e a presto... che la Southern California manca all'appello di questo viaggio :)!
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